Alla scoperta del “Modello Udinese”

Dopo dieci giornate disputate nel campionato di Serie A, al comando c’è l’Udinese, in coabitazione con la Lazio. In estate, dopo le cessioni di Inler, Sanchez e Zapata, nessuno avrebbe scommesso sui friulani. La squadra guidata da Guidolin, invece continua a sorprendere tutti, tanto da non essere più una sorpresa, ma una bellissima realtà nel panorama calcistico italiano.
Ma come nasce il modello Udinese? Quali sono i segreti della gestione di un club che riesce ogni anno a portare alla ribalta giocatori giovani e semi-sconosciuti, che dopo un anno a Udine, diventano gioielli di mercato?
Cercheremo attraverso questo articolo di capire meglio la gestione del club friulano, di come si compone la sua rete di osservatori in giro per il mondo, quali sono gli obiettivi che persegue e i progetti futuri.
Se si parla di Udinese, non si può non iniziare dalla struttura di scouting, fiore all’occhiello di un club che si avvale delle competenze di uomini preparati e professionalmente validi. La società, pur non disponendo delle risorse finanziarie a disposizione dei grandi club, è sempre presente alle manifestazioni calcistiche importanti che si svolgono in tutto il mondo, in modo particolar quelle giovanili. L’obiettivo è quello di visionare giovani calciatori promettenti, ancora sconosciuti nel vecchio continente. Il Direttore Sportivo Larini spiega che: ”Quando gli occhi delle big cadono su un giocatore noi siamo fuori.” I bianconeri puntano prevalentemente sulla rapidità di scegliere i baby talenti quando ancora le grandi società li ignorano. La maggior parte degli osservatori delle società europee va a scovar talenti nei campionati principali sudamericani, come quello brasiliano o argentino; l’udinese invece punta su campionati emergenti e meno conosciuti, come quello colombiano o cileno. Lo stesso discorso vale per l’Europa, dove gli occhi vigili e attenti dei talent scout friulani vengono puntati sui campionati scandinavi o dell’est Europa.

La rete di selezionatori vede al vertice il Responsabile Andrea Carnevale, ex attaccante del Napoli di Maradona e della Nazionale, affiancato da tre osservatori per il mercato sudamericano e dell’Est Europa: Roberto Policano (ex giocatore di Roma, Torino e Napoli), Valentino Angeloni ed Ernesto Vernier. Per il mercato interno invece, gli esperti sono cinque.
La task force dei selezionatori può contare su una sala, all’interno dello Stadio Friuli, dotata di 75 televisioni per visionare i dvd dei calciatori di tutto il mondo. Grazie alla collaborazione con una società di video-scouting, in una settimana possono essere visionate duecento partite.
In un’intervista di qualche mese fa a “Il Messaggero”, Carnevale aveva dichiarato: «Non c’è competizione giovanile in Europa, Africa o Sud America che non veda la presenza in tribuna di un nostro osservatore. Andiamo lì, verifichiamo, controlliamo, studiamo e se il giocatore ha tutti i requisiti giusti lo proponiamo a chi in società ha il compito di fare mercato».
Il calciatore prima di tutto viene monitorato attraverso filmati, se l’impressione è buona e il giudizio positivo, allora viene seguito dal vivo per sei/sette partite. Prima che venga concessa l’autorizzazione a visionare il giocatore direttamente dalle tribune, deve esserci il parere unanime da parte di tutti. Oltretutto si cerca di acquisire informazioni anche fuori dal campo perché, l’osservato speciale viene valutato non solo come giocatore ma anche come uomo. Non solo l’aspetto tecnico e fisico quindi, ma anche quello comportamentale.
Una volta che il calciatore viene acquistato dalla società, viene subito blindato con un contratto di cinque anni. Questo per evitare che, dopo una o due stagioni a Udine, il giocatore possa accordarsi con altri club in prossimità della scadenza contrattuale, a discapito della società. Quest’ultima, qualora decidesse di privarsi del suo gioiello, ha come obiettivo quello di realizzare una cospicua plusvalenza.
Nell’ultima sessione di calciomercato, grazie alle cessioni di Sanchez al Barcellona, di Inler al Napoli e di Zapata al Villareal, nelle casse dell’Udinese sono finiti 61 milioni di euro. I tre calciatori erano costati alla famiglia Pozzo solo 3,5 milioni di euro.
A Udine sono molto bravi anche nella gestione delle risorse umane. Non va dimenticato che tanti calciatori arrivano in Friuli in età giovanissima da ogni parte del mondo e pertanto riuscire a fornir loro un’assistenza a 360 gradi non è cosa da poco. L’aspetto più difficile, avendo un così ampio turnover, è quello di integrarli al meglio nella rosa e negli schemi del tecnico. Anche perché il campionato italiano, con il suo esasperato tatticismo, non rende la vita facile ai giovani.

La società punta molto sulla corretta gestione finanziaria e la reputa, insieme a quello della programmazione, un requisito essenziale per essere competitivi.
Nel mondo del calcio, società definite medio-piccole, difficilmente riescono a ottenere dei buoni risultati sportivi e, allo stesso tempo, dati di bilancio positivi. Ecco perché il modello Udinese acquista ancora più fascino, perché riesce a coniugare perfettamente le due cose. Primi in campionati, a un passo dalla qualificazione al turno successivo in Europa League e un bilancio con i conti in ordine, perfetto per il Fair Play Finanziario varato dall’Uefa.
I dati di bilancio della scorsa stagione, chiusa al 30 giugno 2011, non sono stati ancora resi noti, ma si presume potrebbero essere positivi con un utile superiore ai 10 milioni di euro. L’anno prima il bilancio si era chiuso con una perdita di € 6,9 milioni. La situazione economica-finanziaria dell’Udinese è tutto sommato buona, il costo del personale rapportato al totale ricavi è inferiore al 70%, l’indebitamento finanziario risulta essere contenuto. Inoltre il bilancio che si chiuderà al termine dell’attuale stagione (30 giugno 2012) potrà contare sulle consistenti plusvalenze ottenute l’estate scorsa, durante l’ultima sessione del calciomercato.
Tra i progetti futuri della società, quello più ambizioso e importante, è senza dubbio quello del nuovo stadio. La famiglia Pozzo da diversi anni ha avviato, con le amministrazioni locali, un discorso per la ristrutturazione dell’attuale stadio Friuli. Ora dopo tanti anni, il progetto inizia a veder la luce, ma le controversie a livello burocratico sono state tante.
Nel febbraio scorso, è stato presentato alla stampa e al Comune di Udine, il progetto preliminare che prevede la demolizione delle due curve e dei distinti e lo spostamento del campo al di sotto della tribuna, che resterà intatta nella struttura, ma cambiata all'interno.
Pochi giorni fa il Consiglio Comunale ha approvato la delibera che prevede la cessione dei diritti di superficie del Friuli a privati. Ora ci sarà una gara pubblica a cui l’Udinese parteciperà, con la piena volontà di vincerla.
Se tutto andrà a buon fine, i lavori dovrebbero iniziare a giugno 2012 e il costo complessivo dell’operazione, interamente a carico della società, è stimato in circa 30 milioni di euro.

In attesa di vedere se la squadra di Guidolin continuerà a primeggiare in Seria A, la società può senza dubbio guardare al futuro con ottimismo e fiducia. Il modello Udinese è un bellissimo esempio non solo in Italia ma nel mondo; del resto “arrivare prima degli altri” è senza dubbio il principale segreto del club.

Giuseppe Berardi

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